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Ieri Powell (FED) ha confermato le indiscrezioni del giorno prima, ovvero che il tasso di inflazione al 7,9% previsto ancora in rialzo non permette più di tergiversare sulle manovre monetarie.

Ha quindi annunciato già da maggio la riduzione del portafoglio titoli della FED, oggi pari a 8.900 miliardi di dollari, a un ritmo che potrebbe raggiungere a regime (nel giro di tre mesi o poco più) i 95 miliardi al mese tra  titoli di Stato e mortgage backed securities (una sorta di obbligazione garantita).

Inoltre l'aumento del costo del denaro salirà probabilmente di 50bps anzichè 25bps per 5 volte nel corso dell'anno, cosa che impatterà in modo negativo sui finanziamenti in corso e sulla richiesta di nuovo credito per le aziende USA.

I mercati sono in parte preparati ma il momento in cui tali mosse vengono intraprese genera sempre un aumento della volatilità, come sta avvenendo in questi giorni, cosa a cui peraltro ci siamo abituati da mesi ormai.

Questo momento è uno dei meno facili per gli investitori: il timore di  una guerra più lunga di quanto ipotizzato, le sanzioni sempre più pesanti per la Russia ma che di fatto impattano anche sull'economia mondiale  alimentano un clima di paura dell'incerto che può portare a scelte finanziariamente scorrette, ritenendo più sicura la liquidità.

E' un dato di fatto che la propensione al rischio diminuisce di molto quando i mercati vivono periodi di turbolenza, quando cioè sarebbe il momento di incrementare gli investimenti in attesa della "primavera finanziaria".

Tutto questo perchè voglio girarvi un articolo apparso  sul Sole24Ore sul meccanismo che, in tempi attuali  di alta inflazione (al 6,7% in Italia),  porta la liquidità giacente sui conti correnti  a generare quella tanto millantata e temuta patrimoniale  allo scopo di arginare l'aumento costante del nostro debito pubblico, senza addurre manovre esplicite che farebbero calare la fiducia degli Italiani, ma soprattutto  renderebbero impopolare qualunque governo.

 

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